Il latte preferito dalle mamme
Barbara Paolinelli
Sono psicologa e psicoterapeuta, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Provincia di Trento, luogo in cui svolgo la libera professione. Sono lieta di rispondere a domande che riguardano la genitorialità e altre problematiche di natura psicologica legate all’infanzia.
Gentile dottoressa, il mio primo figlio (nato a gennaio 2008) è iperattivo. all’inizio del 2011, dopo la nascita del fratellino, le cose sono peggiorate molto tanto che ci siamo rivolti alla neuropsichiatria di competenza della nostra zona. il bambino è stato seguito per il triennio della scuola dell’infanzia, ma con il passaggio alle elementari tutto si è interrotto. non che quando vedeva la psicologa una/due volte la settimana le cose andassero, però è molto più gestibile. lo scorso anno, verso gennaio non voleva tornare a scuola (prima elementare) perchè si sentiva preso di mira dagli insegnanti, i quali, al colloquio, mi dissero in faccia che avevano sottovalutato le relazioni delle insegnanti della scuola dell’infanzia e che loro non sapevano come gestire il bambino. scuola e neurospichiatria mi hanno “rimbalzato” per l’intero anno, a perderci è stato mio figlio. questo anno scolastico, seconda elementare, ha già avuto grossi problemi, in particolare con una insegnate che mi pare di capire che abbia più difficoltà a gestirlo. e anche con i compagni cominciano ad esserci problemi: ci sono già state due festicciole di compleanno dove è stata invitata l’intera classe tranne lui, sempre con la motivazione che è troppo “agitato”. io purtroppo non sono psicologa o psichiatra però sono mamma e leggo negli occhi di mio figlio una profonda sofferenza, vedo in lui il turbamento quando confessa in lacrime di non riuscire a stare fermo, di non riuscire a stare attento per più di qualche minuto; capisco quando è esasperato perchè il suo mondo diventa grigio e non ha più la vitalità di un bimbo di 8 anni, ma solo una grande tristezza che si trasforma in rabbia violenta. non possiamo permetterci una psicologa privata, e questo significa che anche quest’anno non riceverà l’aiuto di cui ha bisogno.
la psicologa dice che non si tratta di ADHD (è corretto?), io mi fido, ma possibile che non ci siano dei farmaci che possano tranquillizzarlo così che possa avere una vita normale come tutti gli altri bambini? lui vive una vita fatta di rimproveri, note, castighi, punizioni, solitudine… … e io che non ho studiato capisco che non è una bella vita, possibile che la psicologa non possa aiutarci farmacologicamente? lo può fare il pediatra di base? secondo lei come dovremmo comportarci?
la ringrazio in anticipo per la sua risposta.